Novità sulla strage di Brandizzo: l’analisi della scatola nera del treno ha portato ad un dettaglio importantissimo per le indagini.
Si continua ad indagare sulla strage di Brandizzo avvenuta il 30 agosto scorso nella quale hanno perso la vita ben cinque operai che stavano lavorando alla manutenzione della linea ferroviaria nei pressi della stazione e sono stati travolti dal treno. Nelle ultime ore è emerso un dettaglio rilevante relativo all’analisi della scatola nera del mezzo che avrebbe fatto luce sulla posizione del macchinista alla guida.
Brandizzo, cosa è emerso dalla scatola nera del treno
Secondo le prime indiscrezioni riprese da Fanpage e relative al risultato dell’analisi svolta dalla Procura di Ivrea sulla scatola nera del treno, un importante dettaglio è emerso a proposito del mezzo e della posizione del macchinista che guidava.
Pare che il convoglio proveniente da Alessandria viaggiasse a 160 chilometri orari. Una velocità sostenuta da almeno 30 chilometri prima di arrivare a Brandizzo. Tale situazione farebbe capire come sarebbe stato impossibile per il macchinista che guidava il treno evitare di travolgere gli operai, sebbene il conducente si fosse anche dimostrato reattivo, come in realtà risulterebbe dimostrato dai segni della frenata, accertati dagli agenti della Polfer.
Non solo. Per tutta la tratta percorsa, il treno avrebbe avuto il “semaforo verde” e in tal senso non sarebbe scattato nessun allarme che potesse far pensare alla tragedia che poi sarebbe avvenuta. Da questi elementi non emergerebbe nessuna responsabilità da parte dei macchinisti.
Gli indagati
L’analisi della scatola nera ha dunque confermato la non responsabilità di chi era alla guida del treno. Indagati, invece, per la morte dei cinque operai dell’azienda Sigifer – Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Saverio Giuseppe Lombardo – restano sempre in sei.
Si tratta del tecnico di Rfi, Antonio Massa, e il caposquadra della Sigifer, Andrea Girardin Gibin, Successivamente sono entrati nel registro degli indagati altre 4 persone, tra vertici e dirigenti della Sigifer, l’azienda di Borgo Vercelli incaricata di eseguire i lavori di manutenzione per cui lavoravano le vittime.